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Niente per caso di Richard Bach

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Richard Bach è un autore a cui sono particolarmente legata, adoro il suo modo semplice di raccontare storie che, seppure semplici, portano con se vari spunti di riflessione e dei grossi insegnamenti.

E' il caso anche di "Niente per caso". Che Bach sia appassionato di volo è cosa risaputa, basta solo leggere il titolo di molti dei suoi libri, basta leggere la trama delle sue storie, riguardano per lo più racconti di viaggi, di aerei, di piloti.

Per Bach il volo è la sua vita, ma da ex pilota di aerei, da persona che ama volare e che ama gli aeroplani, da una persona che ha vissuto con passione il volo ci si può aspettare qualcosa di diverso? Credo proprio di no, le passioni fanno girare il mondo e rendono vive le persone, senza passione siamo grigi, piatti, siamo degli automi.

"Niente per caso" è il racconto di una estate trascorsa da Bach e i suoi compagni. E' l'estate in cui insieme, in nome dei vecchi Circhi Volanti fanno volare su degli aerei che possono essere considerati d'epoca centinaia di persone.

Il susseguirsi dei vari punti in cui fanno sosta, il susseguirsi delle città, delle persone e delle situazioni rende chiaro che ogni luogo non è uguale al precedente e non lo sarà neanche nel successivo. E' palese che ogni città reagisce all'arrivo di questi insoliti viandanti in modo diverso.

Ma dopo la metà del libro Bach inizia ad interrogarsi su alcuni quesiti e giunge alla conclusione che niente accade senza un motivo, il problema si pone quando questo 'motivo' non è chiaro e non si chiarisce nell'immediato. 

Tra pag 167 e pag 169 è descritta una situazione che fa infuriare e fa dispiacere l'autore. Bach ama volare e trova inconcepibile che gli altri non comprendano la bellezza del volo o di quanto per lui sia importante. Il suo primo pensiero, quello arrabbiato, quando si rende conto che il suo entusiasmo per un volo all'ora del tramonto non è condiviso ma, sente una donna dire che non vola se non è costretta,  è questo :

"Quella povera gente non sapeva; con la loro prudenza si faceva sfuggire il paradiso"

Dopo di che Bach si alza in volo e ammira, insieme al suo biplano, quello stupendo tramonto; ma c'era qualcosa che l'aveva colpito fino in fondo, qualcosa che gli altri non erano in grado di capire, vuoi per interessi diversi vuoi perchè non avevano la sensibilità per comprendere cosa provava il pilota che gli offriva un volo in cambio di 3 dollari:

"Rimasi seduto, solo, per un intero minuto; non volevo parlare con nessuno né sentire nessuno né vedere nessuno. Sapevo che non avrei mai dimenticato quel volo, e volevo un minuto di silenzio per riporlo con cura nella mia memoria, perchè ci sarei tornato ancora molte volte, negli anni a venire.
Qualcuno disse piano, tra la folla: "Ha il coraggio di dieci uomini, a volare su quel vecchio catorcio".
Mi venne voglia di piangere. Non capivano... io ... non riuscivo ... a farli ... capire"

La gente non capiva quanto potesse essere bello ammirare un tramonto da un aereo in volo, quanto poteva essere 'bello' il 'vecchio catorcio'; ma il punto principale era che le persone vedevano solo un vecchio aereo, un oggetto di 'antiquariato' mentre per Bach era un'estensione di se stesso, qualcosa con cui viveva in simbiosi e trovava doloroso rendersi conto che non solo non apprezzassero il biplano, ma che non riuscivano a comprendere quanto per lui fosse importante quel 'catorcio'.

E poi c'è la conclusione della storia, la fine dell'estate, il biplano che si rompe e che Bach vede come se fosse morto; ma calcolando il tempo che impiega per sistemarlo e rimetterlo in funzione, forse è il caso di considerarlo in coma.

Morale della favola: niente avviene per caso e c'è sempre una lezione da imparare da ogni cosa che ci succede...

"La lezione che era stata così difficile da scoprire, e così difficile da imparare, diventò immediata e chiara e facile. La ragione dei problemi è la loro soluzione. Perché questa è la vera natura dell'uomo, andare oltre i limiti, provare la sua libertà. Non è la prova che abbiamo davanti, quella che determina chi siamo e cosa diventeremo, ma il modo in cui superiamo la prova, se buttiamo il cerino sul rottame o se, superandolo, passo dopo passo ci facciamo strada verso la libertà. " [pag 254]

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7

Intervista col vampiro di Anne Rice

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Un Libro a mio avviso veramente molto bello e che merita di essere letto dalla prima all'ultima parola.

Proprio come dice il titolo, un vampiro concede un intervista ad un giornalista e racconta tutta la sua storia, da prima di essere abbracciato  all'incontro con una bambina di 5 anni che poi diventa vampira, fino al momento in cui rilascia l'intervista. Louis è molto 'umano' come vampiro, ed è proprio questa caratteristica e la sua perenne malinconia a fare amare il personaggio molto di più del folle ed eccentrico Lestat.
Questo è il punto in cui Louis racconta di Claudia, la bambina di 5 anni che hanno vampirizzato.

“Claudia era la mia compagna, la mia alunna; oh, le lunghe ore che passava con me, consumando sempre più velocemente la conoscenza che le offrivo, dividendo con me una pacata comprensione che non poteva includere Lestat. All’alba si coricava con me, il suo cuore pulsante contro il mio cuore, e molte volte quando la guardavo - quand’era intenta alla sua musica o a dipingere, e non sapevo che ero nella stanza – pensavo che quello che avevo vissuto con lei e con nessun altro, pensavo che l’avevo uccisa, le avevo tolto la vita, avevo bevuto fino in fondo il suo sangue in quell’abbraccio fatale prodigato a tanti altri, altri che ora marcivano nella terra umida. Ma lei viveva, viveva per gettarmi le braccia al collo, premere il suo minuscolo arco di Cupido sulle mie labbra e accostare i suoi occhi brillanti ai miei finchè le nostre ciglia si toccavano e, ridendo, volteggiavamo per la stanza come presi da un valzer più sfrenato. Padre e figlia; innamorato e innamorata.”

questa mi è piaciuta molto, c'è una forte tristezza, non è facile vivere per sempre avendo l'aspetto di un ragazzo e la mente di una essere molto vecchio:

“… sono stato eternamente giovane ed eternamente vecchio, senza possedere illusioni, vivendo attimo per attimo come un orologio d’argento che batte nel vuoto…”

questo è un altro punto che ho trovato molto malinconico, Louis e Claudia sono su una nave, ovviamente di giorno dormono e di notte sono in giro su di essa.
Dopo secoli passati a vivere di notte lui non ricorda più  il colore del mare, questa scena mi ha toccato molto:

“Avrei voluto che quelle acque fossero azzurre. Ma non lo erano. Erano acque della notte, e quanto soffrii allora, sforzandomi di ricordare i mari che i sensi di un giovane semplice avevano ritenuto ovvi, che una memoria indisciplinata aveva lasciato scivolar via per l’eternità. Il Mediterraneo era nero, nero al largo delle coste dell’Italia, nero al largo delle coste della Grecia, sempre nero, e ancora nero quando, nelle brevi, fredde ore che precedono l’alba, quando anche Claudia dormiva, stanca per le letture e per i magri pasti che la prudenza concedeva alla fame da vampiro, calavo una lanterna finchè la fiamma risplendeva proprio sopra le acque sciabordanti; e nulla veniva alla luce su quella superficie oscillante fuorché la luce stessa, il riflesso di quel raggio che viaggiava sempre con me, un occhio immobile che pareva fissarmi dalla profondità del mare e dirmi:’ Louis, la tua ricerca è solo per l’oscurità; questo mare non è tuo, i miti e i tesori degli uomini non sono i tuoi’. “

e qui di seguito ci sono altri pezzettini che ho trovato veramente belli

“Lontano dalle strade che ci siamo lasciati dietro, lontano da ciò che ora vedo nei tuoi occhi; perché io do voce a pensieri che per me sono solo semplici considerazioni…”

“La pioggia cadeva in aghi luccicanti sui miei occhi….”

“Ero in quei rari momenti in cui mi sembra di non pensare a nulla. La mia mente non aveva forma”

“.. mi rinchiusi come un ragno nella fiamma d’un fiammifero.”

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8

Il vampiro di Polidori

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Questo racconto breve comparve per la prima volta sul New Monthly Magazine nel 1819. La prima edizione Italiana risale al 1831. Falsamente attribuito a Byron in più occasioni, la novella presenta in se tutte le caratteristiche di questo genere letterario. La figura del vampiro descritta, denota una certa similitudine rispetto a quella che in seguito  comparirà nel ‘Dracula’ di Stoker.

Il vampiro è visto come una figura misteriosa, raffinata nei modi, vestito con abiti scuri ed eleganti, perennemente assetato di sangue e solitario, ma è proprio questa suo modo di essere, particolare e sinistro, da renderlo tanto affascinante.

Il racconto è molto scorrevole e lo si legge in poco tempo. E’ stupefacente vedere come Polidori riesce a gestire la situazione in modo da non far comparire mai la parola "Vampiro" se non come ultima parola della storia. Il protagonista Aubrey compie un lungo viaggio con Lord Ruthven osservandone i modi, le stranezze, ma capendo solo sul finire di tutto cosa cela o chi si cela dietro tutto quel fare misterioso pagando un prezzo molto caro.

Riporto di seguito la descrizione di Lord Ruthven che è presente all’inizio del racconto:
“Osservava con sguardo fisso l’allegria che lo circondava, come se non potesse prendervi parte. Quando la  gaia risata di una bella fanciulla attirava la sua attenzione, la gelava con uno sguardo, e incuteva paura a quegli animi in cui regnava la superficialità. Coloro che percepivano questa sensazione di timore non riuscivano a spiegarsi da cosa derivasse: alcuni lo attribuivano ai suoi occhi color ghiaccio opaco che, fissandosi su un volto, sembrava non riuscissero a penetrarlo e a raggiungere subito i più intimi meccanismi dell’anima, ma ricadevano sulla guancia simili a un raggio pesante come piombo, opprimendo la pelle senza poterla oltrepassare. Grazie a queste sue bizzarrie veniva invitato in tutte le case; tutti desideravano vederlo; quelli abituati a intense eccitazioni, e ora tormentati dalla noia, erano lieti di ritrovarsi in presenza  di qualcosa capace di catalizzare la loro attenzione. Malgrado il pallore mortale del volto, che non assumeva mai una sfumatura più calda ne per modestia ne per lo stimolo intenso di una passione, il suo spetto e il suo profilo erano belli, e molte donne in caccia di notorietà cercavano di catturare la sua attenzione e, almeno,  ottenere dei segni che facessero pensare a una manifestazione di affetto.”

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