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Donna Bomba

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Donna Bomba è un monologo che narra gli ultimi 12 minuti e 36 secondi i una kamikaze. Gli ultimi minuti prima di compire l'attentato e porre fine alla propria vita, al target da distruggere e ai poveri inconsapevoli cittadini che si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Il monologo è un susseguirsi di pensieri relativi all'atto che si sta per compiere, in questo caso imposto e visto come una purificazione dai peccati commessi; non solo è possibile ascoltare la parte razionale e quella emotiva della donna, il come un certo tipo di cultura ti impone di morire e tu sei costretto, volente o nolente, a seguire tale imposizione.

Da un lato la giusta cusa per quel tipo di cultura, dall'altro i desideri e le speranze di una donna che devono essere abbandonati per purificare il proprio animo.

L'alternarsi dei vari punti di vista, quello drammatico e quello onirico ha un buon ritmo.

E' sconcertante scoprire come viene applicata una bomba addosso ad un kamikaze, come riescono ad eludere la sorveglianza. Perchè una donna o un ragazzino destano sempre minor attenzione rispetto ad un uomo. 

L'essere quasi a faccia a faccia con la morte ti fa porre tante domande, domande che in condizioni di normalità non ti porresti. I 12 minuti e 36 secondi si dilatano all'inverosimile, diventando una lenta ed inesorabile eternità. Un lasso di tempo interminabile e straziante che per quanto può durare arriverà comunque alla fine. 

La bravura di Chiara Tomarelli è fuori discussione, coinvolgente e versatile nel passare da un estremo all'altro delle emozioni del personaggio.

L'uso sapiente di luci e regia per spaziare tra le varie realtà sella narrative.

Sicuramente da vedere e da apprezzare, nonostante la tragicità e la durezza delle storia narrata. Storia che è si di fantasia, ma che racconta la realtà di molte donne.

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7

Il mio amico "D"

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"Il mio amico D" è un monologo di cui ho visto una prima versione l'anno scorso, versione che potrei definire beta  che, nonostante abbia subito delle variazioni successive a questa versione,  ha vinto il premio Fuoriluogo nel 2009.

La struttura narrativa è semplice, è uno squarcio del cambiamento che avviene in un ragazzino, già amante del calcio, con l'arrivo di Maradona a Napoli.

Maradona per la città di Napoli, specialmente per i ragazzini e per i tifosi della squadra di calcio omonima, ha avuto un grande significato; rappresentava il riscatto sociale, l'uscita dalla povertà con l'esclusivo ausilio delle proprie forze, delle proprie capacità e abilità sportive.

Il protagonista Mauro Manzo, egregiamente interpretato da Pietro Tammaro, è proprio un ragazzino che vive l'arrivo di Maradona come una rivincita, vede nel calciatore argentino una proiezione futura di se stesso, qualcuno con cui identificarsi sia per l'idea che rappresenta sia per somiglianza fisica.

"Il mio amico D" non mostra solo l'influenza che Maradona ha avuto sui tanti Mauro Manzo o sulla città di Napoli, rappresenta anche uno squarcio su cime erano scandite le giornate dei ragazzini divisi tra scuola e tempo libero con la perenne costante del calcio.

Mauro Manzo aveva un sogno:  avrebbe voluto giocare a calcio.
Mauro Manzo ha modificato il suo sogno ed è diventato arbitro.

Lo spettacolo è gradevolissimo, Pietro Tammaro riesce a tenere alta l'attenzione del pubblico per tutta la durata del monologo.

La versione nuova dello spettacolo, presentata nell'ambio del Giubileo Maradoniano nato da un'idea di Luca Saccoia [che è anche ottimo regista del "Il mio amico D", nonché  adattatore del testo del monologo] presenta delle variazioni in positivo rispetto alla già gradevole versione precedente.

Il supporto musicale dal vivo del violoncello di Pasquale Termini e le percussioni di Carmine Brachi scandiscono e delineano in maniera egregia le pause o i vari momenti della narrazione. 

La splendida voce di Luca Saccoia che interpreta "Mi Buenos Aires Querido" e "el Pueblo unido" regala grandi emozioni.

Devo fare i miei complimenti ai musicisti per il supporto musicale, a Pietro Tammaro per la stesura del testo del monologo e per l'interpretazione, a Luca Saccoia per l'interpretazione dei brani, per l'adattamento del testo e per la curata regia dello spettacolo.

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7

Juve Napoli 1-3 la presa di Torino

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Spettacolo  di Maurizio de Giovanni, diretto da Massimo De Matteo e interpretato da Peppe Miale, è tratto da un racconto dello stesso Maurizio de Giovanni.

Il monologo racconta, nella sua interezza e dal punto di vista di un napoletano tifoso della squadra del Napoli, la giornata in cui il Napoli riuscì a sconfiggere a Torino la Juve con due goal di scarto.

La narrazione parte da un operaio su un cantiere che, mentre è intento a lavorare, racconta l'attesa e la speranza legata a quella fatidica giornata. E' tutto un crescendo con l'inserimento man mano di personaggi e di dettagli che ne completano il quadro.

C'è l'attesa, spesso sottolineata da silenzi. C'è il viaggio di un gruppo di tifosi che si ritrovano a Torino con altri tifosi.

Il viaggio fatto in auto è connotato da una colonna sonora improbabile, ma tipica del periodo, e da una proiezione della strada di lato al sediolino dove Miale siede e racconta.

Buone le luci, forti o leggere oppure quasi inesistenti scelte ad arte in base a ciò che si sta raccontando in quel momento.

Buona la regia, bella, essenziale e funzionale la scenografia.

Lo spettacolo regala molti momenti esilaranti e lascia intravedere, seppure in maniera ironica, come vivono la passione per il calcio molti napoletani. L'orgoglio, la passione, la delusione, l'entusiasmo e la condivisione con gli altri tifosi è percepibile, quasi palpabile; ciò è reso possibile dalla bravura di Miale, dal testo e da una regia accurata.

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6

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